Respirazione consapevole, contatto con la natura, meditazione, connessione sociale sono solo alcuni dei modi in cui possiamo “coccolare” l’amigdala, aiutandola a svolgere il suo lavoro senza sopraffarci. Quali sono gli altri?
Nell’era moderna, la nostra amigdala – un piccolo ma potente complesso nucleare del cervello, responsabile della gestione delle emozioni, soprattutto della paura e dell’ansia – è costantemente messa alla prova. Dalla frenesia quotidiana alle incertezze del futuro, sembra che ci sia sempre qualcosa pronto a scatenare una reazione di allarme.
Ma cosa succederebbe se potessimo “coccolare” l’amigdala, rendendola un po’ meno reattiva e più propensa a calmarsi? Esploriamo come prendersi cura di questa parte del cervello in modo naturale.
Cosa leggerai nell'articolo:
Come agisce l’amigdala
Occorre immaginare l’amigdala come un piccolo guardiano che, ogni volta che percepisce un pericolo, fa scattare l’allarme. È grazie a lei che, per esempio, evitiamo di attraversare la strada quando un’auto arriva a tutta velocità. Tuttavia, in una società in cui le minacce percepite sono spesso più psicologiche che fisiche, questo allarme può diventare ipersensibile. L’amigdala può finire per reagire in modo eccessivo, facendoci vivere in uno stato di allerta costante. Come calmarla?
Respirazione consapevole
Per prima cosa, è fondamentale riconoscere l’importanza della respirazione. Quando siamo stressati o ansiosi, il nostro respiro tende a diventare superficiale, rapido. Questo tipo di respirazione segnala all’amigdala che c’è qualche problema, alimentando ulteriormente la sensazione di panico.
Una tecnica efficace per calmare l’amigdala è la respirazione diaframmatica. Respirare profondamente, con consapevolezza, permette al sistema nervoso parasimpatico di attivarsi, inviando un messaggio di tranquillità all’amigdala. È come se le dicessimo: “Va tutto bene, calmati. Puoi rilassarti.”
Meditazione
Numerosi studi dimostrano che la pratica regolare della meditazione può diminuire l’iperattività dell’amigdala. La Mindfulness, o “consapevolezza”, è particolarmente efficace perché insegna a osservare i pensieri e le emozioni senza giudizio, riducendo la tendenza dell’amigdala a reagire impulsivamente.
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Con la pratica, la mente diventa più abile a riconoscere i segnali di allarme di questa parte del cervello e a rispondere con calma e controllo, piuttosto che con paura.
Riposo notturno
Non possiamo dimenticare l’importanza del riposo notturno. La privazione del sonno ha un impatto diretto sull’attività dell’amigdala, amplificando le sue reazioni emotive. Mentre si dorme, il cervello elabora le emozioni e le esperienze del giorno, contribuendo a regolare la funzione dell’amigdala.
Assicurarsi di dormire abbastanza e di avere una routine serale rilassante può fare miracoli per “coccolare” questo complesso nucleare.
Contatto con la natura
Nell’ambito delle strategie per “coccolare” l’amigdala, il contatto con la natura si rivela particolarmente efficace. Passare del tempo all’aperto, immersi nel verde, ha un effetto profondamente calmante sul cervello.
Diversi studi dimostrano che camminare in un bosco, sedersi vicino a un fiume o semplicemente osservare il paesaggio naturale sono gesti in grado di ridurre significativamente l’iperattività dell’amigdala. Questo accade perché la natura, con i suoi ritmi lenti, i suoi suoni rilassanti, contrasta il bombardamento di stimoli artificiali a cui siamo esposti quotidianamente, permettendo al sistema nervoso di tornare a uno stato di equilibrio.
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Anche brevi periodi trascorsi in un parco cittadino possono fare una differenza tangibile, diminuendo l’ansia e migliorando l’umore.
Attività fisica
L’attività fisica è un altro potente alleato per coccolare l’amigdala. Quando facciamo esercizio, il corpo rilascia endorfine e altre sostanze chimiche che favoriscono il benessere, contribuendo a ridurre la percezione dello stress.
L’esercizio fisico regolare, sia esso una corsa, una sessione di yoga o una passeggiata a ritmo sostenuto, aiuta a regolare il sistema limbico, di cui l’amigdala fa parte, rendendolo meno reattivo agli stimoli negativi.
Il movimento fisico, inoltre, favorisce la neurogenesi, ossia la nascita di nuovi neuroni, soprattutto nell’ippocampo, un’altra area del cervello strettamente legata alla gestione delle emozioni e della memoria.
Mantenersi attivi, quindi, rafforza il corpo ma anche la mente, promuovendo un senso di resilienza psicologica.
Anche la connessione sociale gioca un ruolo cruciale. L’interazione con persone di cui ci fidiamo e con cui ci sentiamo al sicuro stimola il rilascio di ossitocina, un ormone che agisce come un vero e proprio balsamo per l’amigdala.
Che si tratti di un abbraccio, di una chiacchierata con un amico o di trascorrere del tempo con chi ci ama e ci ricambia sinceramente: ogni connessione leale è importante perché si tratta di esperienze che inviano segnali rassicuranti al cervello, riducendo l’attività negativa dell’amigdala.
L’impatto dei narcisisti patologici sull’amigdala
Tenere a bada l’amigdala non significa sopprimerla o ignorarla, in definitiva. Dopo tutto, è una componente essenziale della nostra sopravvivenza. Si tratta piuttosto di trovare un equilibrio con la parte più razionale del nostro essere, insegnandole a distinguere tra le vere minacce e le preoccupazioni che, spesso, sono amplificate dalla nostra mente.
Minacce comuni sono ad esempio le frequentazioni con soggetti narcisisti patologici, esseri malvagi che manipolano per il puro sadico piacere di nuocere agli altri e trarne vantaggi personali, mandando letteralmente in tilt il benessere psico-fisico delle proprie vittime.
Avvertendo il pericolo, in questi casi, l’amigdala può arrivare a generare uno stato confusionale di enorme portata. La sensazione angosciante, soffocante, che si viene così a percepire nella quotidianità è quella di vivere in un incubo costante, in un tunnel interminabile privo di vie di fuga. Una sorta di prigione, da cui non si riesce a evadere.
In realtà – è bene ricordarlo – questi individui psicopatici, noti per il loro attributo innato di “vampiri energetici”, sono dei vigliacchi. Se ci si rende conto di essere vittime della loro cattiveria, dei loro comportamenti persecutori, esiste una soluzione pratica da mettere in atto: circondarsi di persone giuste, fedeli, empatiche. Così facendo, basterà poco per sbarazzarsi di questi loschi individui e per tornare a vivere serenamente.
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Sono la CEO di Controsenso, Impresa operante nel Digital Marketing, nel giornalismo e nella comunicazione strategica. Dirigo un team di esperti che supporta P.M.I. e privati, aiutandoli a promuovere i propri progetti online e offline.