Rifiuti spaziali
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Rifiuti spaziali: una minaccia per il futuro dell’esplorazione

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Milioni di frammenti orbitano intorno alla Terra, mettendo a rischio satelliti, stazioni spaziali e missioni future

Lo spazio attorno alla Terra è sempre più congestionato da detriti spaziali, un insieme di satelliti dismessi, frammenti di razzi, e resti di collisioni passate. Ad oggi, si contano oltre 36.500 oggetti più grandi di 10 cm, circa un milione tra 1 cm e 10 cm, e oltre 130 milioni di frammenti inferiori al centimetro. Questi ultimi, sebbene piccoli, possono causare gravi danni a causa della velocità con cui fluttuano, che può superare i 25.000 km/h​.

Cause e conseguenze

A contribuire all’emergenza sono soprattutto le collisioni tra satelliti e razzi, come quella avvenuta nel 2009 tra un satellite Iridium operativo e un Kosmos sovietico dismesso, che ha generato una nube di frammenti ancora in orbita.

La crescente proliferazione di costellazioni satellitari, come Starlink di SpaceX, aumenta il rischio. Nel 2024, la costellazione ha effettuato oltre 50.000 manovre per evitare impatti​.

La sindrome di Kessler, un fenomeno a catena in cui le collisioni generano detriti che causano ulteriori collisioni, potrebbe rendere l’orbita terrestre impraticabile.

Questo scenario rappresenta una bomba a orologeria per la futura esplorazione spaziale e per la sicurezza delle attuali infrastrutture in orbita​.

Strategie risolutive contro i rifiuti spaziali

Per affrontare il problema dei rifiuti spaziali, è essenziale adottare un approccio multilivello che comprenda prevenzione, innovazione tecnologica e un rafforzamento delle leggi internazionali.
La prevenzione gioca un ruolo cruciale. È necessario partire dalla base, progettando missioni e satelliti capaci di ridurre la produzione di detriti ai minimi termini. Per questa finalità, sono già in vigore norme internazionali che obbligano gli operatori a rimuovere i satelliti dismessi alla fine della loro vita utile, evitando la loro pericolosa permanenza in orbita.

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Un’altra soluzione promettente arriva dalle tecnologie di recupero attivo. Aziende come Astroscale e D-Orbit stanno sviluppando veicoli spaziali specializzati in grado di catturare e di rimuovere componenti fuori uso, come satelliti disattivati o frammenti di razzi. Di recente, Astroscale ha firmato un accordo con l’Agenzia spaziale giapponese (JAXA) per rimuovere un razzo in orbita, un passo significativo verso la gestione dei detriti.

Per ottenere risultati concreti, è inoltre indispensabile un rafforzamento delle leggi e delle politiche globali. L’Europa sta lavorando su una legge spaziale condivisa, la cosiddetta “Space Law”, per regolare le attività nello Spazio e per diminuire il rischio di accumulo di detriti. Negli Stati Uniti, l’ORBITS Act sta spingendo per investimenti in tecnologie che possano attivamente ripulire l’orbita terrestre, finanziando progetti per rimuovere i detriti più pericolosi.

Verso un futuro sostenibile anche nello Spazio

Mentre il problema appare sempre più impattante, l’urgenza di azioni coordinate tra governi, enti spaziali e privati diventa fondamentale. Con le strategie giuste, l’umanità può iniziare a fronteggiare la minaccia dei rifiuti spaziali, garantendo un futuro più sicuro per l’esplorazione dello spazio e per il suo utilizzo tecnologico.

La cooperazione internazionale deve puntare alla sostenibilità. L’obiettivo? Proteggere lo Spazio come risorsa inestimabile da preservare per le generazioni future.

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