Riconoscere una menzogna è una sfida complessa che richiede attenzione ai segnali non verbali e al tono della voce. Analizzare il comportamento dell’interlocutore può rivelare incongruenze e indizi di inganno
Riconoscere una menzogna è una sfida complessa che coinvolge l’analisi di segnali non verbali e paraverbali. Studi scientifici e contributi di esperti offrono strumenti per individuare indizi di inganno. È però fondamentale considerare il contesto e le peculiarità individuali per evitare interpretazioni errate.
Cosa leggerai nell'articolo:
Segnali del linguaggio non verbale indicativi di una menzogna
Il linguaggio del corpo può rivelare incongruenze tra le parole pronunciate e le emozioni reali. Le microespressioni facciali, ad esempio, sono manifestazioni involontarie e fugaci che tradiscono stati emotivi nascosti. Secondo lo Psicologo ipnotista Matteo Sinatti, queste espressioni, della durata di un venticinquesimo di secondo, sono difficili da controllare e possono svelare tentativi di inganno.
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Altri segnali includono movimenti nervosi o gesti di auto-manipolazione, come toccarsi il viso, tamburellare con le dita sulla scrivania o giocherellare con oggetti. Una postura rigida o, al contrario, un’eccessiva gesticolazione possono indicare disagio. Anche l’evitamento del contatto visivo, quando non è indice di troppa emotività, è associabile alla menzogna, sebbene alcuni individui possano mantenere lo sguardo fisso.
Il ruolo del tono della voce nella rilevazione della menzogna
Il paraverbale, ovvero le caratteristiche della voce, è un’altra componente che offre ulteriori indizi. Variazioni nel tono, come un innalzamento o un abbassamento improvviso, possono riflettere tensione o nervosismo associati alla menzogna.
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Anche pause irregolari, esitazioni frequenti e un ritmo del parlato alterato sono segnali da considerare. Una pausa eccessivamente lunga o troppo breve durante una conversazione può ad esempio essere indicativa di un tentativo di inganno. In taluni casi, tuttavia, una pausa lunga è indice di un momento di riflessione da parte dell’interlocutore.
Attenzione alla tonalità di voce
Come spiega il Mentalista di fama internazionale Henrik Flexus in “Leggere la mente. I segreti del linguaggio del corpo per capire e influenzare gli altri, “è stato osservato che, quando ci sentiamo in colpa perché stiamo mentendo, la nostra voce assume caratteristiche simili a quando siamo arrabbiati per qualcosa: iniziamo a parlare più in fretta, in modo più squillante e rumoroso. Se invece ci vergogniamo della nostra bugia, anziché sentirci in colpa, la nostra voce somiglierà a quella di una persona triste: sommessa, profonda, rallentata”.
Se ci accorgiamo di simili alterazioni nella tonalità di voce del nostro interlocutore, in assenza di una motivazione plausibile, è bene prendere in considerazione il fatto che ci stia mentendo.
Cambiamenti nel linguaggio e nel parlato
Mentire modifica il modo in cui si sta parlando. Come?
Ripetizioni e struttura delle frasi
I bugiardi tendono a ripetere le stesse frasi più volte, usando le medesime parole, come se avessero imparato un copione a memoria. Questa prassi viene attuata per evitare contraddizioni e per mantenere la coerenza della loro storia, che nella maggior parte dei casi è interamente inventata.
I bugiardi possono inoltre parlare in modo prolisso per evitare interruzioni o, al contrario, utilizzare frasi estremamente brevi per ridurre il rischio di dire troppo e di cadere in contraddizioni lampanti.
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Per avere conferma del fatto che il proprio interlocutore stia mentendo è importante osservare anche il linguaggio del corpo e le espressioni facciali che assume.
Strutture linguistiche anomale
Le persone che mentono per abitudine adottano modelli di linguaggio insoliti. Lo Psicologo comportamentale Peter Collett ha identificato alcuni segnali tipici della menzogna:
- Digressioni e discorsi confusi. Il bugiardo tende a divagare, evitando risposte dirette e fornendo spiegazioni inutilmente complesse.
- Eccessiva coerenza. Quando un racconto è ripetuto esattamente nello stesso modo, potrebbe essere stato memorizzato per non cadere in contraddizioni.
- Frasi vaghe e prive di dettagli. Chi mente evita particolari per paura di essere scoperto. Se gli viene chiesto di fornire più dettagli, spesso non è in grado di farlo.
Uso di espressioni ambigue e contraddittorie
Chi mente tende a:
- Usare frasi evasive, es. “Questa domanda ha due possibili risposte…“
- Negare invece di affermare. “Io non sono un delinquente” invece di “Io sono una persona onesta“.
- Spersonalizzare il discorso, evitando parole come “io” o “mio” per distanziarsi dalla bugia.
- Manipolare i tempi verbali, rispondendo con il passato per non impegnarsi sul presente (“Non stavo facendo niente” invece di “Non sto facendo niente”).
Il linguaggio del bugiardo
Alcuni bugiardi cercano di compensare la loro insicurezza con un linguaggio eccessivamente formale e articolato. Parole sofisticate, di cui cui non conoscono in realtà il significato effettivo, grammatica forzatamente impeccabile e un tono innaturalmente serio sono spesso segnali di una menzogna.
La necessità di costruire una bugia richiede inoltre tempo, portando a pause più lunghe, interruzioni e parole trascinate.
L’importanza del contesto e delle differenze individuali
È cruciale sottolineare che nessun segnale, isolatamente, garantisce la certezza di una menzogna. Fattori come stress, ansia o peculiarità personali possono influenzare il comportamento non verbale e paraverbale. Pertanto, è essenziale valutare l’insieme dei segnali nel contesto specifico e considerare le caratteristiche individuali dell’interlocutore.
L’osservazione calata nella quotidianità è uno strumento estremamente utile per imparare a interpretare le reali intenzioni di chi ci circonda. In alcuni casi, il migliore.
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Sono la CEO di Controsenso, Impresa operante nel Digital Marketing, nel giornalismo e nella comunicazione strategica. Dirigo un team di esperti che supporta P.M.I. e privati, aiutandoli a promuovere i propri progetti online e offline.