Noto per le sue spettacolari fioriture e il profumo avvolgente, il glicine è una pianta ornamentale molto apprezzata. La sua coltivazione richiede però consapevolezza. Alcune specie possono comportarsi da infestanti e presentano elementi tossici
Il glicine (genere Wisteria) è una pianta rampicante appartenente alla famiglia delle Fabaceae, originaria dell’Asia orientale e del Nord America. Celebre per le sue infiorescenze pendenti e profumate, è ampiamente utilizzato per adornare pergolati, facciate e giardini. Tuttavia, dietro la sua bellezza si celano aspetti botanici e ambientali che meritano attenzione.
Cosa leggerai nell'articolo:
Caratteristiche botaniche
Le specie più comuni di glicine coltivate a scopo ornamentale sono il Wisteria sinensis (glicine cinese) e il Wisteria floribunda (glicine giapponese). Il primo si distingue per i fusti che si avvolgono in senso antiorario, fiori generalmente privi di profumo e foglie con meno di undici foglioline. Il secondo presenta fusti che si avvolgono in senso orario, fiori profumati e foglie con più di dodici foglioline.
Il glicine è una pianta decidua, con fioriture che si manifestano in primavera. Le infiorescenze, lunghe e pendenti, variano dal viola al bianco, emanando un profumo intenso, soprattutto nel caso del Wisteria floribunda.
Coltivazione e adattabilità
Il glicine predilige esposizioni soleggiate e terreni ben drenati. È una pianta resistente, capace di adattarsi a diverse condizioni climatiche. La sua crescita vigorosa richiede potature regolari per controllarne lo sviluppo e prevenire danni a strutture o altre piante.
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Studi recenti hanno evidenziato che il Wisteria sinensis mostra una fotosintesi ottimale con un contenuto volumetrico di acqua nel suolo compreso tra il 15,3% e il 26,5%, con un valore ideale del 23,3%.
Aspetti ecologici e invasività
Sebbene il glicine sia apprezzato per le sue qualità ornamentali, alcune specie, come il Wisteria sinensis e il Wisteria floribunda , si sono naturalizzate in alcune regioni, comportandosi da specie invasive. Negli Stati Uniti sudorientali, ad esempio, queste specie hanno prodotto ibridi fertili che si diffondono rapidamente, competendo con la flora autoctona.
In Italia, il glicine è ampiamente coltivato, ma non sono stati segnalati casi significativi di invasività. È però consigliabile monitorarne la crescita e limitarne la diffusione negli ambienti naturali.
Tossicità e precauzioni
Tutte le parti del glicine, in particolare semi e baccelli, contengono wisterina, una sostanza tossica. L’ingestione può causare sintomi quali nausea, vomito, diarrea e, in casi gravi, confusione, problemi di linguaggio e difficoltà respiratorie. È perciò fondamentale evitare il consumo di qualsiasi parte della pianta e prestare attenzione in presenza di bambini o animali domestici.

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