Considerata uno dei più grandi centri del sapere dell’antichità, la Biblioteca di Alessandria è avvolta da un alone di mistero. La sua distruzione ha lasciato l’umanità orfana di conoscenze inestimabili, la cui portata resta oggetto di dibattito tra Storici, Archeologi e Filologi
L’antica Biblioteca di Alessandria, fondata probabilmente all’inizio del III secolo a.C. sotto il regno di Tolomeo I o Tolomeo II, è diventata nel tempo simbolo stesso della conoscenza perduta. Situata in Egitto, nella città che fu crocevia di culture e potenze, la biblioteca rappresentava il cuore pulsante dell’intelletto antico. Ma cosa conteneva davvero? E quanto abbiamo perso con la sua scomparsa?
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Una collezione ambiziosa e universale
Gli storici concordano sul fatto che la Biblioteca fosse parte del complesso del Museion, un’istituzione che potremmo definire l’antenata dell’Università moderna. Lo scopo era ambizioso: raccogliere tutto il sapere del Mondo allora conosciuto. Secondo Callimaco di Cirene, uno dei primi bibliotecari, il catalogo includeva circa 120.000 testi. Fonti più tarde, come quelle di Aulo Gellio e Seneca, parlano di cifre che variano da 400.000 fino a 700.000 rotoli, tra opere letterarie, trattati scientifici, testi religiosi e documenti amministrativi.
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Le opere erano scritte prevalentemente in greco, ma anche in egiziano, aramaico, sanscrito e persiano. Tra i documenti più importanti si ipotizza potessero esserci opere perdute di Euripide, Eschilo, Archimede, oltre a conoscenze scientifiche e mediche provenienti da India, Mesopotamia e Africa.
Una distruzione mai del tutto chiarita
La fine della Biblioteca è avvolta in una nebbia fitta di versioni discordanti. Plutarco attribuisce il primo incendio a Giulio Cesare nel 48 a.C., quando diede fuoco alle navi egiziane nel porto di Alessandria. Altri storici, come Cassio Dione, suggeriscono che il danno fu solo parziale.
Alcuni sostengono che il colpo finale sia stato inferto nel 391 d.C. con l’editto dell’imperatore Teodosio I contro i templi pagani, o nel 642 d.C. con l’invasione araba guidata da Amr Ibn al-As, su ordine del califfo Omar, anche se quest’ultima versione è ampiamente ritenuta apocrifa dagli studiosi contemporanei.
La verità storica sembra indicare un declino graduale, più che una distruzione improvvisa. La biblioteca, secondo le ricostruzioni più accreditate, fu vittima di molteplici saccheggi, incendi e trascuratezza, in un lento processo di erosione culturale.
Il peso delle conoscenze perdute
Il vero mistero della Biblioteca di Alessandria non è tanto la sua distruzione, quanto il contenuto effettivo dei testi andati persi. Alcuni studiosi ipotizzano che la biblioteca potesse contenere intuizioni precoci sul sistema eliocentrico, trattati di Medicina ayurvedica, testi di Astronomia babilonese e opere filosofiche orientali mai più rinvenute.
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La perdita ha avuto un impatto tale da rallentare per secoli l’avanzamento del sapere in Europa, costringendo molte scoperte a essere “reinventate” nel Rinascimento.
Conoscenze sopravvissute e leggende sulla Bibilioteca di Alessandria
Alcuni frammenti e copie delle opere custodite nella biblioteca si sono salvati grazie alla traduzione e diffusione in altre culture, come quella islamica durante il Medioevo. L’idea stessa della Biblioteca di Alessandria ha però alimentato nel tempo una mitologia moderna, tra cui l’ipotesi che contenesse conoscenze segrete sull’energia, sull’Universo o persino civiltà perdute come Atlantide.
Queste teorie restano al momento senza fondamento storico. Perché effettivamente indimostrabili o per scelte studiate a tavolino?

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