Dalla sua scoperta nel Medioevo, il caffè ha attraversato secoli di controversie, affrontando divieti in diverse culture e nazioni. Questi episodi storici riflettono l’impatto socio-culturale di una bevanda oggi amata globalmente
Le origini del caffè risalgono al XV secolo, con le prime testimonianze del suo consumo in un monastero dello Yemen. La bevanda si diffuse rapidamente nel mondo islamico, dove l’alcol era proibito, e il caffè divenne una popolare alternativa per favorire la socializzazione.
La sua crescente popolarità suscitò però preoccupazioni tra le autorità religiose e civili. Nel XVI secolo, il governatore di La Mecca lo vietò, temendo che le caffetterie potessero diventare luoghi di cospirazione contro la sua autorità.
Divieti in Europa
Anche in Europa, il caffè affrontò resistenze. Nel XVIII secolo, il re Gustavo III di Svezia, preoccupato per gli effetti della bevanda sulla salute, impose restrizioni sul suo consumo. Nel 1746, emanò un decreto contro l’uso eccessivo di caffè e tè, rendendo illegali anche gli accessori correlati, come le tazze.
Nonostante i divieti, l’oro nero mantenne la sua popolarità. Al punto che attualmente la Svezia è tra i paesi con il più alto consumo pro capite di caffè al mondo.
Il caffè oggi
Oggi, il caffè è la seconda bevanda più consumata al Mondo. Secondo l’International Coffee Organization, in Italia, il consumo medio pro capite è di circa 6 Kg all’anno. Il record si deve al suo carattere conviviale, ma anche agli innumerevoli benefici che offre alla salute.
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Effetti positivi riscontrati a livello scientifico. Una ricerca pubblicata su “Annals of Internal Medicine” suggerisce ad esempio che il consumo moderato di caffè è associato a una maggiore longevità e a un ridotto rischio di malattie gravi, come problemi cardiovascolari, cancro e diabete.
Gli esperti raccomandano però un consumo moderato, generalmente fino a tre-quattro tazzine al giorno. Per ottenere il massimo risultato dall’oro nero, il buonsenso resta quindi la parola d’ordine.

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