Culto dei gatti in Egitto
Cultura

Il culto dei gatti in Egitto: la storia di una venerazione millenaria

Tempo di lettura: 2 minuti

Venerati e considerati come divinità, i gatti hanno avuto un ruolo centrale nell’antica civiltà egizia, che ne ha fatto simboli di protezione, bellezza, armonia

Il culto dei gatti in Egitto ha radici profonde. Risale a più di 4.000 anni fa. Gli antichi Egizi ammiravano e veneravano questi animali per la loro grazia, l’agilità, la capacità di cacciare topi e serpenti, proteggendo così le scorte alimentari e le abitazioni.

Con il tempo, i gatti sono diventati non solo compagni preziosi, ma anche simboli di protezione, legati a varie divinità, oltre a essere considerati parte integrante delle pratiche religiose e sociali.

Bastet: la dea felina della protezione e dell’armonia

Uno degli risvolti più affascinanti del culto dei gatti in Egitto si trova nella figura di Bastet, la dea dalla testa di gatto associata alla protezione, alla fertilità e alla musica.

Venerata in origine come dea leonessa, Bastet venne successivamente raffigurata come una gatta domestica, diventando simbolo di maternità e di protezione familiare.

I templi a lei dedicati, in particolare a Bubasti, erano luoghi di culto e di pellegrinaggio per tutti coloro che erano alla ricerca di armonia e fortuna.

Il ruolo sociale dei gatti e le pene per chi li danneggiava

Nell’Antico Egitto, i gatti godevano di una posizione privilegiata all’interno della società. Non erano solo animali da compagnia, ma membri rispettati delle famiglie.

La loro uccisione, accidentale o intenzionale, era considerata un reato gravissimo, punito anche con la morte.

La legge proteggeva i gatti al punto tale che, durante i periodi di guerra, gli Egizi si rifiutavano di combattere se c’era il rischio di ferire uno di questi animali, dimostrando quanto fosse importante la loro tutela.

Mummificazione e necropoli dei gatti: i rituali funebri

La venerazione dei gatti nell’Antico Egitto si estendeva anche oltre la morte. Molte famiglie mummificavano i propri gatti per garantirgli un passaggio sicuro nell’aldilà, credendo che avrebbero continuato a vegliare sulla casa anche dopo esser deceduti.

Ti suggeriamo di leggere: I gatti soffrono il solletico?

Esistono numerose necropoli dedicate esclusivamente ai gatti, tra cui quella di Saqqara, dove sono stati ritrovati migliaia di esemplari mummificati, insieme a statuette e oggetti votivi che riflettono la profonda devozione che gli Egizi avevano per questi animali.

Le rappresentazioni artistiche

La raffigurazione dei gatti nell’arte egizia è un indice ulteriore della loro importanza culturale e spirituale. Dipinti murali, sculture, amuleti, gioielli mostrano i gatti in posizioni eleganti, serene, spesso accanto a divinità o a membri della famiglia reale.

I gatti venivano rappresentati come animali aggraziati, incarnazione di bellezza e di armonia. Molte di queste opere d’arte avevano anche una funzione protettiva, testimoniando il ruolo significativo di questi felini nella vita quotidiana degli Egizi.

La fine del culto e l’influenza dei gatti nella cultura moderna

Con la decadenza della civiltà egizia, il culto dei gatti perse importanza, ma la loro influenza è sopravvissuta nei secoli.

Ti suggeriamo di  leggere: Microchip per i gatti, guida essenziale per chiarirsi le idee

Ancora oggi, in Egitto, il gatto è emblema di mistero e di misticismo, e viene spesso considerato un simbolo di eleganza oltre che di indipendenza.

La passione moderna per i gatti trova origine in gran parte nella devozione che gli antichi Egizi nutrivano per questi animali unici nel loro genere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *