La maestosa vetta appenninica che unisce geologia, storia e biodiversità
Il Gran Sasso d’Italia, il massiccio più alto della catena appenninica, si erge maestoso nel cuore dell’Abruzzo, dominando il paesaggio con il suo punto culminante, il Corno Grande (2912 metri).
Questo complesso montuoso, parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, rappresenta un patrimonio inestimabile dal punto di vista geologico, naturalistico e culturale.
Cosa leggerai nell'articolo:
Un libro aperto sulla storia della Terra
Dal punto di vista geologico, il Gran Sasso è composto principalmente da calcari mesozoici, rocce sedimentarie formatesi tra 250 e 65 milioni di anni fa, quando l’area era sommersa da un mare tropicale. La lunga azione di compressione tettonica ha spinto le rocce verso l’alto, creando le spettacolari vette che possiamo ammirare oggi.
L’area si contraddistingue inoltre per i fenomeni carsici, tra cui grotte profonde e doline. Tra le più conosciute c’è la Grotta a Male, emblema costantemente studiato per comprendere l’evoluzione del carsismo nell’Appennino centrale.
Un laboratorio naturale
Il Gran Sasso ospita una biodiversità straordinaria, con specie uniche come l’Adonis distorta, una pianta relitto glaciale, e il camoscio appenninico, che trova rifugio sulle sue pareti scoscese.
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L’altopiano di Campo Imperatore, noto come il “Piccolo Tibet”, è un ecosistema di alta montagna in cui convivono praterie e specie rare, molte delle quali endemiche.
L’incontro tra l’uomo e la montagna sul Gran Sasso
Da millenni, il Gran Sasso rappresenta una risorsa per le comunità locali, fornendo pascoli, acqua e materiali da costruzione. Nella contemporaneità, il massiccio è un simbolo di turismo sostenibile, con percorsi escursionistici di vario livello.
L’area ospita anche lo storico Osservatorio di Campo Imperatore, un centro di ricerca astrofisica situato a 2150 metri di altitudine.
Una risorsa da proteggere
Come altre aree montane del Pianeta, il Gran Sasso è una risorsa fragile, minacciata dai cambiamenti climatici e dalle attività umane.
La scomparsa progressiva del ghiacciaio del Calderone, il più meridionale d’Europa, è un segnale d’allarme che invita a riflettere sull’importanza della conservazione ambientale, mettendo in atto strategie mirate per evitare catastrofi dalle conseguenze nefaste.
[Cover Image di Raboe001 – CC BY-SA 2.5]
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