Nelle opere di Dino Buzzati, la montagna assume un ruolo centrale, diventando un simbolo di mistero, isolamento e avventura. Attraverso una narrazione evocativa e spesso intrisa di elementi fantastici, lo scrittore esplora il rapporto tra l’uomo e la natura, tra sogno e realtà, tra destino e libertà
Dino Buzzati, giornalista e scrittore italiano del Novecento, ha sviluppato una poetica in cui la montagna ricopre un ruolo essenziale. Nato a Belluno, ai piedi delle Dolomiti, Buzzati ha respirato fin dall’infanzia l’atmosfera di quei paesaggi aspri e solitari, che si ritrovano nei suoi racconti e romanzi.
Lontana dall’essere un semplice sfondo narrativo, la montagna nei suoi scritti diventa un simbolo potente, una metafora dell’esistenza umana, dell’attesa e dell’ignoto. Attraverso le sue opere, l’autore traccia una visione unica dell’alta quota, oscillando tra realismo e dimensione onirica.
Il simbolismo della montagna nelle opere di Dino Buzzati
Nei racconti di Buzzati, la montagna rappresenta spesso l’ignoto e il destino ineluttabile. Ne “Il deserto dei Tartari” (1940), sebbene l’ambientazione principale sia una fortezza isolata, il paesaggio montano circostante contribuisce a creare un senso di attesa e smarrimento esistenziale. Il protagonista, Giovanni Drogo, è intrappolato in una condizione di attesa perpetua, proprio come le cime lontane suggeriscono un orizzonte irraggiungibile.
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La montagna è anche un luogo di sfida e trasformazione. In “Barnabò delle montagne” (1933), il protagonista vive un’esperienza di esilio e redenzione tra le vette, affrontando la solitudine e la durezza della vita montana.
Qui, Buzzati attribuisce alla montagna un valore iniziatico, uno spazio in cui l’essere umano può misurarsi con se stesso e con i propri limiti.
L’avventura tra realtà e immaginazione
Il tema dell’avventura è un altro elemento chiave nell’opera di Buzzati. I suoi racconti spesso vedono protagonisti personaggi che si confrontano con l’ignoto, trovando nella montagna un territorio di esplorazione, ma anche di pericolo.
Ne “Il colombre” (1966), sebbene il racconto sia ambientato prevalentemente sul mare, si ritrova un tema comune alla narrativa di Buzzati: la tensione tra il desiderio di avventura e la paura dell’ignoto. Un concetto che si rispecchia nelle ambientazioni montane di altre opere, dove il protagonista si avvicina a un mistero affascinante ma inquietante.
In “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” (1945), la montagna diventa anche luogo di resistenza e rifugio, un elemento che richiama le tradizioni orali e fiabesche. Qui, Buzzati mescola avventura e allegoria, creando un racconto che riflette sulle dinamiche del potere e della civiltà.

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