LAV: aprire la caccia al lupo è solo ideologia voluta da politici in cerca di consenso elettorale
Comunicato Stampa – La LAV è stata audita oggi presso la Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera dei Deputati sulla verifica della conformità al principio di sussidiarietà, della Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva Habitat per diminuire lo stato di protezione del lupo, spostando la specie dall’allegato IV all’allegato V della direttiva, declassandolo così da specie “super protetta” a specie che può essere cacciata, come già succede nel nostro Paese per il Camoscio alpino che si trova appunto elencato in allegato V.
L’intervento della LAV, grazie alla contemporanea presenza dell’ufficio legale e dell’area animali selvatici, ha riguardato questioni di merito giuridico, scientifico e sociologico.
Ridurre la protezione del lupo produce effetti diretti non solo sull’ambiente, la specie e i suoi ecosistemi, ma anche su ciascun singolo animale, nei cui confronti l’articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea riconosce lo status di essere senziente.
La stessa Large Carnivore Initiative for Europe, gruppo di lavoro specializzato sui grandi carnivori della più autorevole organizzazione scientifica conservazionista al mondo ovvero l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), il 13 novembre 2024 ha pubblicato una dichiarazione in cui sconsiglia l’adozione della proposta di depotenziamento della tutela del lupo in Europa, mentre le ricerche scientifiche più attendibili attestano che nella maggioranza dei casi liberalizzare l’uccisione dei lupi non risponde allo scopo di ridurre future predazioni sugli animali allevati, anzi, in alcuni casi ne ha comportato addirittura l’aumento.
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I sostenitori della caccia al lupo affermano che l’uccisione degli animali consentirà una maggiore tolleranza delle persone nei confronti della specie, tuttavia non esistono studi scientifici che lo dimostrino. Viceversa, diversi studi condotti negli Stati Uniti dimostrano che dopo la legalizzazione delle uccisioni di lupi, la tolleranza dei cittadini nei loro confronti è diminuita e sono aumentate le richieste di uccisione. Inoltre, altre ricerche statunitensi hanno misurato il tasso di bracconaggio di lupi prima e dopo la liberalizzazione delle uccisioni di questi animali riscontrandone l’incremento.
Nonostante tali evidenze, sostenute da consistenti argomentazioni scientifiche, il prossimo 8 maggio il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, voterà per rimuovere la protezione assicurata al lupo fin dal 1992. L’esito della votazione sembra essere scontato, considerato che nei mesi scorsi la quasi totalità degli Stati si è già espressa a favore della riduzione della protezione assicurata dalla Convenzione di Berna.
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“Le argomentazioni che abbiamo portato in Commissione alla Camera, dimostrano che consentire la caccia ai lupi, oltre che essere un atto violento e intollerabile, non ha alcun fondamento scientifico sia per ridurre le predazioni sugli animali allevati sia per aumentare l’accettazione sociale e diminuire il bracconaggio di questi predatori – dichiara Massimo Vitturi, responsabile Animali Selvatici della LAV – si tratta solo di un approccio ideologico voluto dalle lobby dei cacciatori e degli allevatori, sostenuti da politici che hanno l’unico interesse di raccogliere consenso elettorale.”
L’indebolimento del grado di protezione è quindi una pericolosa, infondata inversione di rotta delle politiche sovranazionali e nazionali a protezione dell’ambiente, delle specie e degli animali selvatici, l’avvio di un vero e proprio sterminio legalizzato in Europa contro il quale continueremo ad opporci in ogni sede.

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