Il mistero degli antichi megaliti: chi li ha costruiti e perché?
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Il mistero degli antichi megaliti: chi li ha costruiti e perché?

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Testimoni di un passato lontano, i megaliti continuano a sfidare la Scienza moderna. Ma nuovi studi archeologici e tecnologici stanno rivelando dettagli sorprendenti sull’origine e le funzioni di queste imponenti strutture in pietra, disseminate in ogni continente

Dalle cerchie di pietra di Stonehenge alle strutture ciclopiche di Göbekli Tepe, passando per i menhir della Bretagna e i nuraghi della Sardegna, i megaliti rappresentano uno dei più affascinanti enigmi dell’Archeologia mondiale. Sebbene la loro presenza sia diffusa su scala globale, le origini, le modalità di costruzione e le finalità di questi colossi in pietra restano, in gran parte, avvolte nel mistero. Recenti scoperte, tuttavia, stanno permettendo di gettare nuova luce su queste opere ancestrali.

Un fenomeno globale con radici comuni?

Secondo un ampio studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences nel 2019, il fenomeno megalitico in Europa potrebbe avere avuto un’origine unica, localizzata nelle coste nord-occidentali della Francia, attorno al 4.500 a.C., per poi diffondersi via mare. Gli studiosi del Max Planck Institute for the Science of Human History hanno esaminato oltre 2.000 siti megalitici europei, evidenziando una sorprendente coerenza architettonica e orientamenti astronomici simili.

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Al di fuori dell’Europa, strutture analoghe emergono in contesti apparentemente non collegati. I dolmen coreani, ad esempio, o i misteriosi megaliti di Nan Madol nell’Oceano Pacifico, suggeriscono come diverse civiltà abbiano sviluppato sistemi simili in risposta a bisogni religiosi, sociali o simbolici ricorrenti, anche in assenza di contatti diretti.

Tecnologia e simbolismo: cosa rappresentavano davvero?

Uno degli aspetti più studiati è l’orientamento astronomico dei megaliti. A Stonehenge, nel Regno Unito, il solstizio d’estate viene marcato con precisione da un allineamento delle pietre. Lo stesso avviene a Mnajdra, a Malta, e in molti siti dell’antica Bretagna. Secondo l’archeoastronomo Clive Ruggles (Università di Leicester), ciò conferma che molti di questi siti avevano una funzione rituale legata ai cicli solari e lunari, forse connessa all’agricoltura o al culto degli antenati.

Studi condotti con il metodo del ground-penetrating radar e rilievi 3D, come quelli effettuati dall’Università di Birmingham a Durrington Walls, stanno rivelando che molte strutture megalitiche si inserivano in complessi paesaggi cerimoniali, con vie processionali e aree sacre, a testimoniare un’elaborata visione del mondo da parte delle società neolitiche.

Come hanno fatto a costruirli? Le ipotesi sul trasporto e il sollevamento

La logistica dietro la costruzione dei megaliti è ancora oggetto di dibattito. Come hanno potuto comunità prive di metallo e di ruote spostare blocchi di diverse tonnellate? Un esperimento condotto nel 2022 dal Centre for the Study of Ancient Megalithic Structures dell’Università di Uppsala ha dimostrato che l’utilizzo di slitte in legno su rulli lubrificati con acqua o grasso animale rende possibile il trasporto di massi giganteschi anche con risorse limitate, sebbene richieda uno sforzo collettivo ben organizzato.

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Questo alimenta l’ipotesi secondo cui i megaliti siano anche simboli di coesione sociale: costruirli rappresentava un’impresa comunitaria, finalizzata a rafforzare l’identità di un gruppo e consolidare il potere delle élite emergenti.

Una visione del Mondo incisa nella pietra

Le decorazioni presenti su molti megaliti – spirali, motivi solari, figure antropomorfe – suggeriscono un linguaggio simbolico ricco, forse legato a culti sciamanici o cosmologie perdute. Alcuni ricercatori, come Michael Parker Pearson, autorevole archeologo britannico, ritengono che questi segni possano costituire una forma primordiale di comunicazione religiosa, dove le pietre stesse erano considerate esseri sacri, contenitori di energia o portali verso l’aldilà.

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