Self-talk: parlare da soli è sinonimo di intelligenza?
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Self-talk: parlare da soli è sinonimo di intelligenza?

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Perché dialogare con se stessi è segno di intelligenza e di creatività. Le spiegazioni scientifiche

Parlare da soli è spesso percepito come una peculiarità eccentrica, se non addirittura come un segno di disagio mentale. Un’opinione priva di fondamenti effettivi.

Recenti ricerche scientifiche suggeriscono al contrario come il “self-talk”, o dialogo interiore verbalizzato, sia associato a doti quali l’intelligenza, la creatività e la capacità di problem-solving.

Ma quali sono le basi scientifiche e psicologiche di questo comportamento? Quali i benefici cognitivi che ne derivano e il ruolo che gioca nel nostro sviluppo mentale?

Che cos’è il self-talk?

Il self-talk consiste nel parlare con se stessi, a voce alta o mentalmente, spesso con lo scopo di riflettere, pianificare o autoregolarsi. Secondo gli Psicologi, questo fenomeno inizia nell’infanzia con il “linguaggio privato”, teorizzato da Lev Vygotskij, uno stadio fondamentale per lo sviluppo cognitivo. I bambini spesso parlano da soli mentre giocano, imparando così a organizzare i loro pensieri e a risolvere problemi.

In età adulta, il self-talk si evolve in un dialogo interno più raffinato, ma alcuni continuano a verbalizzarlo, soprattutto in situazioni di concentrazione o di stress. A volte, il processo comunicativo avviene invece verso un interlocutore immaginario o immaginato.

Il legame tra self-talk e intelligenza

Diversi studi suggeriscono che il self-talk equivale a un segno di intelligenza e di consapevolezza di sé. Quali benefici se ne traggono?

Miglioramento delle capacità cognitive

Svolgendo uno studio focalizzato, un gruppo di ricercatori dell’Università di Bangor (Regno Unito) ha scoperto che parlare da soli migliora il controllo cognitivo. Gli esperti hanno dimostrato che, leggendo istruzioni a voce alta, i soggetti coinvolti svolgevano specifici compiti con maggiore precisione rispetto a chi li leggeva in silenzio. Questo perché il linguaggio esterno rinforza la memoria dedicata al lavoro, aiutando nel contempo a focalizzare l’attenzione.

Problem-solving e creatività

Il self-talk è uno strumento utile per risolvere problemi complessi. Formulare pensieri ad alta voce consente di esplorare alternative, di organizzare idee, di anticipare le conseguenze delle decisioni. Questa dote è particolarmente evidente nelle menti creative: artisti, scrittori e scienziati spesso riportano di “pensare ad alta voce” nei loro momenti di ispirazione.

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Autoregolazione emotiva

Parlare da soli aiuta a gestire emozioni intense. Uno studio pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology, ad esempio, ha dimostrato che riferirsi a se stessi in terza persona durante il self-talk (“Calmati, ce la puoi fare“) riduce l’ansia e promuove il distacco emotivo, migliorando il controllo delle situazioni stressanti.

I benefici del dialogo interno verbalizzato

Oltre a migliorare le prestazioni cognitive, il self-talk ha implicazioni positive per la salute mentale. Tra i benefici più significativi riscontrano:

  • Maggiore autoconsapevolezza. Parlare con se stessi favorisce l’introspezione e la comprensione dei propri bisogni oltre che degli obiettivi che si desidera raggiungere.
  • Riduzione dello stress. Il self-talk positivo (es. “Posso riuscirci“) ha effetti simili alla meditazione mindfulness, aiutando a calmare la mente.
  • Sviluppo della resilienza. Incoraggiarsi verbalmente rafforza la capacità di affrontare le avversità.

Possibili criticità del self-talk

Non tutto il self-talk risulta benefico. Quando il dialogo interno assume toni negativi o autolesionisti, è destinato a diventare controproducente, alimentando insicurezze, rabbia, ansie. È perciò importante distinguere tra self-talk funzionale e disfunzionale, con l’eventuale supporto di un professionista.

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Attenzione. La stigmatizzazione sociale associata al parlare da soli potrebbe dissuadere alcune persone dal farlo, limitando i benefici che se ne possono trarre. Il consiglio? È essenziale non curarsi dei giudizi fuorvianti, coltivando la pratica e focalizzandosi sul proprio benessere personale.

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