L’abuso psicologico da parte di narcisisti patologici può generare dissociazione dell’identità nelle vittime, favorendo la riemersione di frammenti infantili del sé come strategia inconscia di sopravvivenza
L’abuso narcisistico è spesso invisibile agli occhi meno attenti, ma profondamente distruttivo. Può lasciare segni indelebili nella psiche delle vittime, compromettendo la percezione di sé e della realtà.
La letteratura scientifica evidenzia una correlazione significativa tra i traumi inflitti da soggetti narcisisti patologici e la dissociazione dell’Io, con particolare attenzione all’emergere del cosiddetto “frammento infantile” come risposta adattiva al trauma.
Cosa leggerai nell'articolo:
Il trauma relazionale e la dissociazione dell’identità
Il trauma subito nelle relazioni con i narcisisti patologici è spesso di natura relazionale e prolungata, configurandosi come “trauma complesso”. Questo tipo di trauma può portare a una frammentazione dell’identità, dove la mente, per proteggersi, dissocia parti di sé legate all’esperienza traumatica.
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Secondo la teoria della dissociazione strutturale, si sviluppano due parti principali: la “parte apparentemente normale” (ANP), che gestisce la vita quotidiana, e la “parte emozionale” (EP), che contiene le memorie traumatiche e le emozioni associate.
L’emergere del frammento infantile nel trauma da abuso narcisistico
In molte vittime di abuso narcisistico, si osserva l’emergere di un “frammento infantile” dell’Io. Questo fenomeno rappresenta una regressione a uno stato infantile, dove la vittima rivive emozioni e bisogni non soddisfatti dell’infanzia per le ragioni più svariate, come ad esempio l’assenza fisica dei genitori per gli impegni della quotidianità.
La dissociazione permette alla mente di isolare queste esperienze dolorose, ma al contempo impedisce l’integrazione e la risoluzione del trauma. La teoria dell’attaccamento disorganizzato supporta questa visione, indicando che un caregiver incoerente o spaventante può portare il bambino a sviluppare rappresentazioni frammentate di sé e degli altri, facilitando la dissociazione.
Atteggiamenti di sottomissione e gestualità infantili
Un aspetto clinicamente rilevante e spesso trascurato riguarda i comportamenti di sottomissione che le vittime adottano nei confronti dei loro carnefici narcisisti. Questi atteggiamenti, profondamente radicati nell’inconscio, si manifestano come una tendenza a compiacere e a evitare il conflitto, anche a costo della propria integrità psicologica.
Le vittime si trovano a interiorizzare l’idea che la sopravvivenza emotiva dipenda dal mantenere stabile l’umore del narcisista, adattandosi a ogni sua richiesta.
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In questo contesto, si osservano frequentemente gestualità e posture infantili: la vittima può cercare di essere presa per mano, accarezzata, abbracciata o coccolata, proprio come un bambino cerca rassicurazione da un genitore.
Questi comportamenti non sono il risultato di una scelta consapevole, bensì di una regressione emotiva. Il persecutore viene inconsciamente vissuto come una figura di attaccamento ambivalente, da temere ma anche da compiacere e da cui dipendere affettivamente. Si tratta di un meccanismo di sopravvivenza, che porta a ripetere dinamiche relazionali arcaiche, in taluni casi risalenti all’infanzia.
Il ruolo dei trigger nell’attivazione degli atteggiamenti infantili
I comportamenti di sottomissione e le gestualità infantili non emergono in modo casuale, ma sono spesso attivati da specifici trigger, ovvero stimoli che riportano inconsciamente la vittima a situazioni di trauma relazionale vissuto nel passato. Questi trigger possono essere verbali (toni di voce autoritari o minacciosi), visivi (espressioni facciali del narcisista), comportamentali (ritiri affettivi improvvisi, silenzi punitivi), o situazionali (momenti di stress, solitudine o abbandono percepito).
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Quando il trigger è attivato, il sistema nervoso autonomo della vittima può entrare in uno stato di ipervigilanza o di collasso emotivo, riattivando memorie traumatiche non elaborate. In risposta a questo stato, il frammento infantile dell’Io emerge per cercare protezione, anche se paradossalmente proprio dalla figura abusante.
Questo fenomeno è alla base della “traumatizzazione secondaria”, in cui la vittima si lega ancora più profondamente al carnefice, in un ciclo apparentemente senza via d’uscita. La comprensione dei trigger è quindi fondamentale nei percorsi terapeutici per aiutare le vittime a riconoscere e interrompere queste dinamiche disfunzionali.
Implicazioni terapeutiche
Il riconoscimento del frammento infantile è cruciale nel trattamento delle vittime di abuso narcisistico. Approcci terapeutici come la Terapia Focalizzata sul Trauma, l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) e la Terapia Cognitivo-Comportamentale possono aiutare le vittime a integrare le parti dissociate dell’Io, favorendo la guarigione.
La costruzione di una relazione terapeutica sicura e stabile è fondamentale per consentire alla persona di esplorare in profondità le ferite emotive, riconoscere i propri meccanismi di difesa e avviare un processo di reintegrazione del sé.
Altrettanto importante è la presenza, nel quotidiano, di una figura di riferimento affettiva, un caregiver empatico, coerente e amorevole, in grado di offrire sicurezza emotiva e continuità relazionale durante il percorso di guarigione.

Sono la CEO di Controsenso, Impresa operante nel Digital Marketing, nel giornalismo e nella comunicazione strategica. Dirigo un team di esperti che supporta P.M.I. e privati, aiutandoli a promuovere i propri progetti online e offline.