Un suono, un odore, un’immagine: determinati stimoli, anche piccoli, possono riattivare ricordi ed emozioni intense. Scopriamo cosa sono i trigger e come gestirli
Può capitare a chiunque di provare emozioni intense, improvvise, difficilmente gestibili, senza capirne immediatamente la causa. Un suono, un odore, un’immagine possono scatenare ricordi ed emozioni legate a esperienze passate, a volte anche molto dolorose. Questo fenomeno, psicologicamente noto come “trigger”, gioca un ruolo fondamentale nei disturbi post-traumatici e in altre condizioni psicologiche. Ma cosa sono esattamente i trigger e come possiamo imparare ad affrontarli?
Cosa leggerai nell'articolo:
Cos’è un trigger psicologico?
Il termine “trigger” in inglese significa “grilletto” e, in ambito psicologico, indica quegli stimoli che attivano ricordi, emozioni e reazioni collegate a esperienze traumatiche. Si tratta di segnali che il nostro cervello associa a momenti difficili del passato e che, una volta percepiti, possono provocare un’ondata di emozioni, spesso intense e difficili da controllare.
Per una persona che ha vissuto un incidente stradale, ad esempio, il rumore di una frenata improvvisa potrebbe riaccendere il ricordo di quell’evento, scatenando ansia o panico. Per qualcuno che ha subito un abuso, un odore specifico o una particolare espressione facciale potrebbero risvegliare un senso di paura o di angoscia. I trigger non sono sempre evidenti e variano da persona a persona, rendendo la loro identificazione un processo delicato e strettamente individuale.
Tipologie
I trigger possono essere suddivisi in diverse categorie, a seconda della natura dello stimolo che li attiva. Si possono manifestare:
- Trigger sensoriali. Suoni, odori, immagini, sapori o sensazioni tattili che ricordano un evento traumatico.
- Trigger situazionali. Luoghi, persone, ambienti o circostanze simili a quelle vissute durante il trauma.
- Trigger cognitivi ed emotivi. Pensieri, parole, discorsi o persino emozioni che riportano alla memoria esperienze difficili.
Ogni individuo può reagire in modo diverso ai trigger. Per alcuni uno stimolo può essere del tutto neutro, per altri può rappresentare una vera e propria minaccia emotiva.
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Le reazioni ai trigger: perché accadono?
Quando un trigger viene attivato, il cervello entra in uno stato di allerta. In particolare, l’amigdala, la parte del cervello coinvolta nella gestione delle emozioni, reagisce come se il pericolo fosse reale, anche se in realtà non c’è alcuna minaccia immediata. Questo può scatenare una serie di reazioni fisiche e psicologiche, tra cui:
- Risposte fisiche, con aumento della frequenza cardiaca, sudorazione, tensione muscolare.
- Risposte emotive, con panico, paura, rabbia, tristezza o senso di colpa.
- Risposte cognitive, con flashback, pensieri negativi, confusione o senso di distacco dalla realtà (dissociazione).
Queste reazioni possono avere un impatto significativo sulla vita quotidiana e, se non gestite, conducono anche a comportamenti di evitamento o isolamento sociale.
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Il ruolo dei trigger nella dissociazione
I trigger giocano un ruolo chiave nei meccanismi della dissociazione, fenomeno psicologico in cui la mente si distacca dalla realtà per proteggersi da emozioni troppo intense o da ferite psicologiche. Quando una persona con un passato di esperienze dolorose si trova di fronte a uno o più stimoli legati a un trauma – un suono, un’immagine, un odore – il cervello può reagire attivando una risposta dissociativa, che si manifesta con sintomi come senso di irrealtà, depersonalizzazione o amnesia dissociativa.
Il fenomeno si produce perché l’amigdala, complesso responsabile della gestione delle emozioni, e la corteccia prefrontale, che regola il controllo cognitivo, non comunicano in modo efficace sotto stress, portando la persona a “disconnettersi” dall’esperienza presente.
Come gestirli?
I trigger sono affrontabili, ma il processo richiede consapevolezza e strategie adeguate. Elenchiamo una serie di tecniche utili, suggerite dagli esperti:
- Riconoscere e comprendere i propri trigger. Tenere un diario delle situazioni in cui si verificano le reazioni emotive intense può aiutare a identificare gli stimoli scatenanti.
- Terapia psicologica. Approcci come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) o l’EMDR (desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) si sono dimostrati molto efficaci nella gestione dei traumi.
- Tecniche di rilassamento. Mindfulness, grounding, respirazione profonda e rilassamento muscolare progressivo possono aiutare a ridurre l’intensità delle reazioni.
- Supporto sociale. Parlare con le proprie persone di fiducia o con gruppi di supporto può fare una grande differenza nel processo di gestione di questi stati emotivi.

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